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Franco Tosi

INTRODUZIONE

Alla fine dell’Ottocento grazie alla lungimiranza della borghesia imprenditoriale, a Legnano iniziavano a sorgere le prime industrie nei settori tessile e meccanico. Inizialmente queste aziende erano di piccola e media dimensione, ma nel giro di pochi anni crebbero in modo esponenziale. Tra queste imprese, si è distinta la Franco Tosi che, nonostante la scomparsa precoce nel 1898 del suo fondatore ad opera di un anarchico, ancora oggi rappresenta un’importante realtà produttiva per la città, nonostante le difficoltà e le profonde crisi economiche che le numerose proprietà hanno dovuto affrontare.

Proprio nei capannoni di questa azienda il 5 gennaio del 1944 avvenne la tragica incursione delle SS, che ebbe come conseguenza la deportazione di numerosi lavoratori.
Prendendo spunto da questo episodio, ci siamo documentati sul clima che si viveva nelle fabbriche legnanesi e abbiamo scoperto che nel 1922 Giovanni Novara, un giovane operaio comunista, fu la prima vittima della violenza fascista. Solo con la violenza e l’intimidazione, infatti, agli operai legnanesi fu imposta la tessera dei sindacati fascisti e le relative trattenute sulla busta paga; scioperi e agitazioni ebbero luogo nel Ventennio in molte fabbriche della città. La stampa clandestina circolava tra gli operai, anche perché i grossi stabilimenti industriali con la presenza di migliaia di lavoratori rappresentavano il luogo ideale dove far nascere spirito di ribellione antifascista e diffondere opuscoli contro l’oppressore. Durante il Secondo conflitto mondiale, anche Legnano versò il proprio doloroso contributo di sangue, ma in questo clima di duri sacrifici cominciavano a sorgere i primi movimenti di liberazione partigiana, che poneva sempre più in profondità le sue radici in tutte le classi sociali legnanesi. Nelle fabbriche, in particolare, si attuò una resistenza passiva: i lavoratori iniziarono ad appoggiare le azioni dei partigiani, arrivando a pagare anche con la vita la decisione di lottare per la liberazione dal dominio nazifascista.

LO SVILUPPO INDUSTRIALE A LEGNANO NEGLI ANNI DEL PRIMO DOPOGUERRA

Negli ultimi anni della guerra 1915-1918 l’industria italiana si era sviluppata soprattutto nei settori metalmeccanico e, anche se in misura minore, in quello tessile per la sempre crescente richiesta di prodotti legati a questi ambiti produttivi. A Legnano si contavano 54 aziende, che occupavano oltre 14.000 lavoratori. Con la firma dei trattati di pace, che posero fine al terribile conflitto, terminò anche questo periodo di grande espansione dell’industria bellica, anche se molte attività riuscirono a riconvertirsi e a risollevarsi, nonostante gli anni difficili che caratterizzarono il Biennio Rosso 1919-1920. Negli anni Venti l’industria legnanese riuscì a stabilizzarsi, anche se la crisi del 1929, in seguito al crollo della Borsa di Wall Street, provocò una nuova depressione, causando una contrazione degli occupati. Comunque, in questo periodo sorsero molte nuove aziende, ad esempio la Manifattura Tosi, la Tessitura Giulini & e Ratti, le Officine Meccaniche Marcati & Nova, le Industrie Elettriche di Legnano, le industrie chimiche SAFFA, la fabbrica di Caldaie Del Monego, l’azienda metalmeccanica Scarpa & Colombo: si trattava soprattutto di piccole e medie imprese. Durante questi anni molti operai si trasferirono a Legnano da altri comuni, facendo salire a 13.584 gli occupati nel settore secondario, come si evince dal censimento del 1936 e dalla tabella sotto riportata, relativa alla popolazione attiva per settori anno 1936.

SETTORENUMERO DI DIPENDENTI
Agricoltura, caccia e pesca515
Industria13.584
Trasporti e comunicazioni327
Commercio1.344
Credit. e assicurati149
Libere professioni, addetti al culto165
Amministrazione Pubblica504
Amministrazione privata42
Economia domestica394
TOTALE17.024

 

 

La tabella che segue sintetizza le prime industrie sorte a Legnano

INDUSTRIAData di aperturaTipo di industriaEsiste ancora?
Cotonificio Cantoni1828TessileNo
Franco Tosi meccanica1882Metalmeccanica
Cotonificio Bernocchi1868TessileNo
Cotonificio Dell’Acqua1894TessileNo
De Angeli-Frua1896TessileNo
Manifatture di Legnano1903TessileNo
FIAL1906MetalmeccanicaNo
Emilio Borri and Company1902MetalmeccanicaNo

 

 

Rapporto operai-popolazione

AnnoNumero aziendeAddetti all’industriaPopolazione residenteRapporto operai e abitanti
1887261.8556.47128,7%
1891564.20411.06838%
191121010.16524.97142,5%

 

Tabella relativa alle industrie presenti a Legnano nel 1938

NOMESETTORE PRODUTTIVONUMERO ADDETTI
S.A. Franco TosiMeccanico3.216
Cotonificio CantoniTessile2.612
S.A. De Angeli-FruaTessile1.894
Cotonificio F.lli Dell’AcquaTessile1.426
Agosti Ettore e F di Romolo e C.Tessile789
Manifattura di LegnanoTessile674
S. A. BernocchiTessile630
S. A. Comerio ErcoleMeccanico/Fonderia?
S.A. Emilio BozziMeccanico303
S.A. Giulini RattiTessile270
Carpenteria TestaCarpenteria206
Tessitura LegnanoTessile191
Cotonificio Dell’AcquaTessile189
Mario PensottiMeccanico/Fonderia172
Calzaturificio di LegnanoCalzature143
S. A. Industrie elettricheDistribuzione energia124
S. A. Cotonificio di SolbiateTessile120
S. A. Banca di LegnanoBancario118
Preparazione filatiTessile107
S. A. BosottiTessile103
Pensotti di G. B.Meccanico96
Officina A. FontanaMeccanico94
S. A. ProverbioTipografia87
Industria Maglieria LegnaneseMaglieria84
Impresa GuidiCartellonistica83
Impresa Bandera CarloSabbionaio79
Baita PieroCarpenteria79
Cittera PaoloCarpenteria61
F.lli GianazzaMeccanica56
Fonderia Enrico Galli e figliFonderia56
Rabuffetti GeronzioMeccanico53
Raimondi Luigi fu RodolfoMeccanico53
F.lli LomazziFonderia51
Officina meccanica Mascheroni e C.Meccanico50
S. A. Cooperativa LegnanoCooperativa di consumo48
Guerini G. e C.Asfalti45
S. A. Fonderia LegnaneseFonderia33
Fonderia Marcati GiuseppeFonderia32
F.lli OldriniFonderia32
Tintoria Cervi di Bogni e PontiroliTintoria32
Tajè AlfredoFonderia30
S. A. GasCombustibili28
Vignati-Moroni CaloniSabbionai28
Impresa G. PirottaVerniciatura28
Mutti GuerrinoMeccanico27
Adamoli GaetanoCarpenteria26
S.A.S.F.A.L.Saponeria26
Fonderia F.lli MoroniFonderia25
Fonderia F.lli OlgiatiFonderia25
Scarpa e ColomboMeccanico25

 

Lavoratori non residenti

LAVORATORI NON RESIDENTIMASCHIFEMMINETOTALE
Dai 14 ai 20 anni1.1153201.435
Oltre i 20 anni4.2338425.075
Totale5.3481.1626.510

 

NASCITA E SVILUPPO DELLA FRANCO TOSI

Con un atto del 24/12/1881 l’ingegner Franco Tosi costituì la “Società in accomandita semplice Franco Tosi & C” a capitale privato, per la produzione di caldaie cilindriche e motori a vapore per l’impego nell’industria tessile e, successivamente, per la generazione di energia. Il dott. Tosi era il socio gerente, il barone Cantoni era il socio accomandante e Luigi Krumm che possedeva una quota rilevante.

All’Esposizione dell’Industria e del Lavoro, svoltasi a Torino nel 1884, l’ingegner Tosi espose le sue macchine alternative a vapore che sviluppavano una potenza di 200 CV; da allora l’azienda iniziò una crescita vertiginosa che portò gli addetti a 450 operai. In pochissimi anni moltiplicò in modo esponenziale sia il numero dei dipendenti che l’area dello stabilimento.
Nel 1984, dopo la morte del barone Cantoni, la società si sciolse, per diventare semplicemente Franco Tosi, un’azienda di proprietà esclusiva del titolare.
Era ormai considerata un’impresa pilota nel settore energetico.

LA FRANCO TOSI E I SUOI OPERAI

L’azienda, per formare i propri dipendenti, istituì da subito corsi serali per adulti e creò scuole diurne destinate ai figli dei propri lavoratori.
Dello stesso periodo è la costruzione di case operaie, considerate tra i più moderni quartieri operai d’Italia: per gli impiegati vennero edificate villette unifamiliari, mentre per gli operai delle abitazioni più ampie. Queste costruzioni non furono edificate in periferia, ma nel centro della città di Legnano, vicino agli stabilimenti e alle scuole aziendali. L’azienda, attenta alle esigenze dei propri dipendenti, istituì per i propri lavoratori la mutua di assistenza per le malattie, la cassa di previdenza e il dopolavoro.

PRINCIPALI INVENZIONI

Nel 1885 Tosi costruì la prima motrice con distribuzione di precisione a valvole; nel 1888 iniziò la realizzazione di macchine verticali a velocità relativamente elevata, destinate a gruppi elettrogeni da installare a bordo delle navi.
Nel 1889 venne costruita la prima caldaia a tubi inclinati.

Nel 1904 la Tosi produsse la sua prima turbina a vapore (6.000 KW) utilizzando tecnologia propria. La produzione di turbine a vapore si sviluppò in volume e dimensioni, alimentando l’espansione dei mercati ad alto fabbisogno energetico. Nel 1907 l’azienda iniziò, prima in Italia, a realizzare industrialmente motori diesel.Nel 1914 la Franco Tosi impiantò dei cantieri navali a Taranto. I sommergibili costruiti in questo arsenale furono i primi al mondo a raggiungere una profondità di immersione di 75m. Durante la Prima guerra mondiale le fabbriche legnanesi convertirono i loro impianti per la produzione di forniture belliche, e la Franco Tosi non fu un’eccezione: in particolare l’azienda metalmeccanica legnanese contribuì ad attrezzare i reparti di artiglieria del Regio Esercito.

DAL PRIMO DOPOGUERRA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Tra le industrie legnanesi, la Franco Tosi si era sviluppata in modo vertiginoso, anche perché, grazie a un’importante manovra finanziaria, riuscì a superare la crisi dell’immediato dopoguerra, arrivando a contare circa 3.000 dipendenti, crisi che si ripresentò nel 1930, quando i dirigenti dell’azienda furono costretti alicenziare parecchi operai e a ridurre l’orario di lavoro a cinque giorni settimanali. Mussolini stesso si interessò della crisi di questa azienda e ricevette nel maggio del 1932 una delegazione di dirigenti e operai. Nel 1934 gli occupati alla Tosi si attestavano attorno ai 3.300 dipendenti. A partire dal 1935, con l’occupazione dell’Etiopia da parte dell’Italia e le relative sanzioni che ne conseguirono, molte aziende legnanesi dovettero affrontare il problema causato dalla limitazione delle materie prime provenienti dall’estero, crisi che si accentuò nei primi mesi del 1940 e interessò anche la Tosi.

DAL SECONDO DOPOGUERRA AGLI ANNI OTTANTA

Nel 1949 la Franco Tosi stipulò un accordo tecnologico con la Società americana Westinghouse Electric e produsse negli anni turbine di medie e grandi dimensioni, che costituiscono ancor oggi la spina dorsale del sistema elettrico italiano.
Nel 1951 raggiunsero i 4.800 dipendenti, diventando un vero e proprio colosso. L’azienda ottenne commesse anche da altre aziende per impianti che si trovavano in Corea del Sud, Argentina, Arabia Saudita, Iran, India e Panama: questa enorme mole di lavoro portò gli occupati, a metà degli anni Sessanta, a 4.500 unità.

LA CRISI

La crisi iniziò nella seconda parte degli anni Ottanta a causa del referendum sulla localizzazione delle centrali nucleari in Italia, che portò a un vistoso calo degli ordini dei componenti per questo tipo di impianti; a questo si aggiunse la sempre più forte concorrenza a livello internazionale, che peggiorò ulteriormente la situazione.

GLI ANNI NOVANTA

Nel 1990 la F. Tosi è ancora un’azienda interamente privata, ha una potenza installata nel mondo di circa 75.000 MW, di cui 27.000 MW installati in più di 40 paesi in tutto il pianeta.
Il numero di turbine a vapore prodotte supera le 1.000 unità.

Nel 1991 la Tosi venne acquisita dalla finanziaria Finmeccanica, Società controllata dallo Stato Italiano attraverso il Ministero del Tesoro, e incorporata in Ansaldo Componenti. La nuova società prese il nome di Ansaldo Energia. Gli stabilimenti di Legnano, le officine e il personale continuarono ad operare come una divisione Ansaldo.

IL NUOVO MILLENNIO

Sul finire dell’estate del 2000, nell’ottica della privatizzazione di Ansaldo Energia, gli stabilimenti di Legnano, il personale, i prodotti (con la sola eccezione delle caldaie) e l’esperienza aziendale vennero trasferiti da Ansaldo Energia al Gruppo Casti, una società privata, che prende il nome di Franco Tosi Meccanica. I nuovi proprietari presero accordi con Westinghouse (oggi Siemens Westinghouse) e venne firmato un accordo di licenza per le turbine a vapore di tecnologia americana. Questo consentì a Franco Tosi Meccanica il pieno titolo della passata esperienza e di accedere agli sviluppi tecnologici messi in atto dalla Siemens Westinghouse.

Oggi l’azienda, di proprietà del gruppo Bruno Presezzi S.P.A., che l’ha acquista nel 2015, progetta e produce turbine a vapore basate su tecnologia propria e sulla collaudata tecnologia Siemens Westinghouse.

Recentemente ha firmato un accordo di licenza con Siemens AG per turbine di tecnologia tedesca.
Oggi la Franco Tosi Meccanica produce la seguente vasta gamma di prodotti:

  • Turbine a vapore
  • Scambiatori di calore
  • Ausiliari di impianto
  • Turbine idrauliche
  • Compressori ed estrattori di gas
  • Attività di service

LA RESISTENZA

Per Resistenza si intende quel movimento morale, civile, politico e militare che coinvolse migliaia di Italiani allo scopo di riconquistare l’indipendenza e la libertà della patria e di abbattere l’abominio del totalitarismo nazifascista.
Si è tradotta in un’opposizione valorosa contro la prepotenza, i soprusi e il desiderio di eliminare con ogni mezzo il regime totalitario, come quello nazifascista, che intendeva calpestare i valori inalienabili di libertà e di democrazia e soprattutto la dignità umana.

3 settembre 1943: il maresciallo Badoglio firma l’armistizio con gli Alleati; l’8 settembre 1943 la notizia viene comunicata per radio alla popolazione.
L’Italia esce dalla guerra, anche se duramente provata e sconfitta, ma il peggio deve ancora venire. Il re scappa a Brindisi con il nuovo governo e il Paese si trova diviso in due parti: a sud ci sono gli Alleati, nel centro-nord i Tedeschi occupano il territorio e fondano la Repubblica di Salò, reprimendo con inaudita violenza ogni forma di opposizione.

Questa è la fredda cronaca riportata dai libri di storia, ma in realtà da queste parole è davvero difficile comprendere le drammatiche condizioni in cui si è trovata a vivere in quel tragico periodo la popolazione e soprattutto è impensabile rendersi conto di cosa sia stata concretamente la Resistenza.

È giusto anche ricordare l’attività svolta dai partiti democratici che, nonostante fossero stati sciolti e dichiarati illegali, durante la dittatura fascista non si rassegnarono e continuarono a lavorare alacremente in gran segreto.
Dopo l’8 settembre 1943 molti giovani, per sfuggire alla leva militare imposta dalla neonata Repubblica di Salò, preferirono ritirarsi sui monti e combattere con ogni mezzo contro i nazifascisti e gli invasori.

Nacque così la Resistenza: operai, contadini e soldati del vecchio regime monarchico, stanchi di sottostare al volere di un regime totalitario ed antidemocratico, decisero di battersi per un’Italia nuova e soprattutto libera.
Forse, però, non è solo con le parole lette sui libri di testo che dobbiamo ricordare questo importante movimento, sviluppatosi durante la Seconda guerra mondiale; sarebbe meglio allontanarci dalle scarne recensioni dei libri di storia, prive di sentimento, e provare a pensare di rivivere quegli anni, rileggendo anche le testimonianze di coloro che hanno vissuto, in prima persona, quella terribile esperienza.

Accanto a questi nostri eroi nazionali, bisogna rammentare, infatti, che anche la popolazione diede un contributo fondamentale alla Resistenza, nonostante le rappresaglie di cui i civili erano oggetto, in quanto aveva compreso le profonde motivazioni della lotta armata. Così, malgrado le ricompense offerte a chi dava informazioni e le taglie poste sulla testa dei partigiani, il popolo fu spesso al loro fianco, offrendo rifugio, viveri e assistenza.

Anche a Legnano la Resistenza fu attiva e per questo motivo non dobbiamo dimenticare i nostri concittadini che persero la vita per restituirci la libertà.

LA RESISTENZA A LEGNANO

A tale riguardo abbiamo voluto comprendere meglio ciò che è avvenuto realmente nella nostra città, andando a leggere le testimonianze di due partigiani legnanesi, il signor Candido Poli e il signor Landini, che, purtroppo, ci hanno lasciato. Operavano entrambi a Legnano, ma il primo venne catturato e deportato nel campo di concentramento di Dachau, da dove fece ritorno dopo quasi due anni, il secondo collaborò, seppur ancora molto giovane, con i partigiani e al termine del conflitto partecipò attivamente alla vita politica legnanese, impegnandosi a fondo nella ricostruzione del Paese.

La lotta nazionale contro l’occupazione nazista e contro la restaurazione del fascismo non fu combattuta, infatti, solo dalle formazioni partigiane militarmente organizzate, ma anche dalla popolazione civile, con forme di resistenza esercitata con il rifiuto di collaborare, attraverso gli “scioperi bianchi”, così chiamati perché gli operai facevano girare a vuoto i macchinari, rallentando la produzione bellica. Anche a Legnano fu molto attiva e, come ha testimoniato il compianto Signor Landini, vide coinvolti molti giovani che decisero di lottare clandestinamente contro gli invasori, pur rischiando la vita, come accadde quel 5 gennaio 1944 quando, in seguito allo sciopero di alcune industrie legnanesi, molti lavoratori furono catturati e deportati nei lager nazisti. I loro nomi possono non dire molto, ma ricordare il loro sacrificio è per noi giovani, che viviamo in un Paese libero e democratico, un dovere.

Tra le azioni più clamorose della Resistenza a Legnano troviamo l’attentato all’albergo “Mantegazza” del 4 novembre 1944. Il “Mantegazza” era diventato da tempo luogo di ritrovo di militari tedeschi, brigatisti neri, ma non si può escludere che si ritrovassero anche persone comuni, vista la prossimità alla stazione ferroviaria. Il giorno prescelto garantiva la presenza nel locale di parecchia gente, perché si festeggiava l’anniversario della Vittoria italiana nella Grande Guerra. Poco prima delle ore 21.00 del 4 novembre fu collocato da alcuni partigiani un potente ordigno esplosivo sul davanzale della finestra. Il bilancio delle vittime fu grave: morirono l’ingegner Hans Kasten, tecnico presso la Franco Tosi, un ufficiale tedesco, il legnanese Carlo Colombo che, secondo i partigiani, era una spia; il brigatista Renzo Montoli morì pochi giorni dopo a causa delle gravi ferite riportate. Numerosi furono i feriti tra i presenti.

IL RUOLO DELLE DONNE NELLA RESISTENZA

La guerra di Liberazione italiana fu vinta anche grazie al contributo delle donne: nascondevano i partigiani, svolgevano funzione di collegamento fra le formazioni partigiane trasmettendo informazioni segrete ma vitali, fornivano cibo, indumenti e medicinali ai giovani combattenti e tanto altro ancora.

Una di queste fu Tina Anselmi che, dopo aver assistito alla barbara impiccagione di giovani partigiani, decise di diventare “staffetta” della brigata autonoma “Cesare Battisti” e del Comando regionale del Corpo volontario della libertà. Terminata la guerra partecipò attivamente alla vita politica, divenendo la prima donna a ricoprire la carica di Ministro della Repubblica Italiana.

A Legnano tra le fila partigiane importante fu l’attività svolta da una ragazza sedicenne, Piera Pattani, operaia alla tessitura Giuliani e Ratti, che ricorda quegli esordi del 1943 di cui fu protagonista: “L’Arno si è avvicinato e mi ha detto: «Piera, ho un mestiere da farti fare, stiamo organizzando uno sciopero, ho qui dei volantini. Li devi portare alle persone di cui ti do l’indirizzo. Tu vai lì e glieli porti perché loro ti aspettano». E poi mi ha detto: «Domani alle ore 10:00 c’è sciopero e guarda che domani mattina ci sarà una squadra in giro». La mattina, infatti, sono arrivati, sono saliti su e hanno fermato le trasmissioni, hanno fermato la fabbrica e i fascisti hanno portato via due donne, due operaie… Io sono scappata sotto un telaio perché un operaio mi ha indicato come quella che aveva portato i volantini.”

Questa storia ha portato Piera a entrare nelle fila della Brigata 182 Garibaldi, Mauro Venegoni e ad essere a 16 anni la responsabile della distribuzione della stampa clandestina e della trasmissione dell’ordine di sciopero nelle fabbriche legnanesi.

Un altro evento che ha visto la Pattani protagonista e che ha raccontato è quello che segue.
“Una volta hanno portato via uno dei nostri, il Samuele che era un capo partigiano, lo hanno ferito e lo hanno portato via, all’ospedale di Busto. C’era il professor Santero che erano uno dei nostri e allora ci ha chiamato e ci ha detto che lo teneva un po’ lì per operarlo e curarlo e così noi avevamo il tempo di liberarlo. Allora io ho detto al Guido Venegoni: «Facciamo così, domani vado io a Busto in Bicicletta a vedere». E sono andata a Busto a vedere dove era il Samuele. C’erano i piantoni fascisti e c’era lì la suora, che già sapeva che sarei arrivata, e allora ho detto che ero venuta per vedere il mio fidanzato. Ho visto il Samuele… com’era conciato! Lui mi ha detto: «Ciao Piera», io mi sono avvicinata e in un orecchio gli ho detto: «Guarda che domani alle cinque vengono a portarti via». I fascisti appena mi hanno vista che parlavo, mi hanno preso per i capelli e mi hanno sbattuto contro il muro. Che anche la suora gli ha detto: «Ma che modo è di trattare una ragazza di 17 anni». Il giorno dopo, la suora, ai piantoni che erano lì a fare la guardia, gli ha messo dentro nel vino qualcosa mentre gli dava da mangiare, perché quel giorno sono svenuti tutti… E io ero lì e gli ho detto adesso arrivano e ho visto dalla finestra la testa del Guido Venegoni e del Bigatel hanno preso il Samuele, lo hanno caricato sulla bici e sono partiti per Legnano. I compagni di Busto sono andati sui cinque ponti, dove c’erano le guardie per rubargli le armi. Ma non per rubargliele veramente solo per tenerli impegnati intanto che portavano via il Samuele. La Resistenza l’ha fatta il popolo, l’abbiamo fatta in tanti: noi partigiani, ma anche i preti e le suore, i farmacisti e i medici e a volte anche i padroni.”

Testimonianza rivista dalla testimone, tratta dall’intervista del 19 marzo 2013 (conservata presso Archivio del Lavoro – Cgil Milano www.archiviolavoro.it)

I DEPORTATI DALLA FRANCO TOSI

I lavoratori della Franco Tosi erano in sciopero da diversi giorni. La produzione bellica (mine, tubi di lancio, ecc…) calava vertiginosamente e il generale delle SS, Paul Zimmerman, per cercare di convincere i lavoratori a riprendere l’attività dell’azienda, visitò personalmente lo stabilimento, ma questa sua iniziativa non ebbe gli effetti desiderati, in quanto la lotta riprese con maggior slancio, diretta dai rappresentanti della Commissione Interna, che a quei tempi era composta da Antonio Vitali, Francesco Marcer, Angelo Santambrogio, Paolo Arturo Cattaneo, Ernesto Venegoni, Giovanni Binaghi, Guido Marinoni e Natale Morandi.

Durante l’incursione del 5 gennaio del 1944, un’ottantina di lavoratori vennero avviati allo scalo merci e, sotto la minaccia dei mitra, furono costretti a salire su un carro, pronto nella vicina stazione ferroviaria, destinazione le carceri di San Vittore. In questa prigione vennero rinchiusi nel sesto raggio, dove furono sottoposti a una strettissima sorveglianza; interrogati come delinquenti pericolosissimi, dopo alcuni giorni, vennero rilasciati tutti, tranne nove che furono deportati nei lager nazisti; prima avviati nel campo di Fossoli e da qui l’11 marzo del 1944 inviati a Mauthausen.

Vennero classificati con la categoria schutzhaftlinge, ovvero prigionieri politici mandati all’arresto per motivi di sicurezza. Alcuni di loro passarono sotto diversi sottocampi.

Ecco l’elenco dei nove deportati:

  1. PERICLE CIMA, nato il 7 agosto o il 7 marzo a Spinadesco (CR). Ingegnere meccanico alla Franco Tosi diLegnano. Arrestato a Legnano il 5 gennaio 1944, venne avviato verso il campo di transito di Fossoli giungendo a Mauthausen l’11 marzo 1944. Fu trasferito a Schwechat-Florisdorf (Mauthausen) il 26 marzo 1944, a Wien Florisdorf tra la fine di giugno e l’inizio di luglio del 1944. Deceduto l’11 aprile 1945 a Steyr durante la “marcia della morte” da Wien a Mauthausen
  2. CARLO GRASSI, nato il 5 ottobre 1902 a Legnano, arrestato a Legnano. Avviato verso il campo di Fossoli (Carpi), giunse a Mauthausen l’11 marzo 1944, per essere poi trasferito a Gusen (Mauthausen). Primo numero di matricola 57183; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, con mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato: modellatore metallurgico. Deceduto tra il14 e il 15 febbraio 1945 a Gusen
  3. FRANCESO ORSINI, nato il 3 o il 4 ottobre 1882 a Legnano, luogo dove venne arrestato. Avviato verso il campo di transito di Fossoli, giunse a Mauthausen l’11 marzo 1944. Primo numero di matricola 57316; classificato nella categoria schutz. Mestiere dichiarato: tornitore. Venne trasferito ad Ebensee (Mauthausen) e in seguito a Sanitaetslanger di Mauthausen. Deceduto il 5 ottobre 1944 nel castello di Hartein (Mauthausen)
  4. ANGELO SANTAMBROGIO, nato il 15 luglio 1913 a Legnano. Membro di primo piano della Commissione interna della Franco Tosi, venne arrestato a Legnano. Avviato al campo di transito Fossoli Carpi, giunse a Mauthausen l’11 marzo 1944. Primo numero di matricola 57934; classificato con la categoria schutz. Mestiere dichiarato: fresatore. Fu trasferito nel Sanitaeslager di Mauthausen. Deceduto il 19 settembre 1944 nel castello di Harthein (Mauthausen)
  5. ERNESTO VENEGONI, nato il 19 agosto 1899 a Legnano, era membro della Commissione interna della Franco Tosi. Arrestato a Legnano, venne avviato verso il campo di transito di Fossoli (Carpi), giungendo a Mauthausen l’11 marzo 1944 (trasporto n.32). Primo numero di matricola 57464; classificato con la categoria Schutz. Mestiere dichiarato: meccanico di precisione. Venne trasferito a Gusen (Mauthausen), successivamente a Mauthausen e, infine, a Linz III (Mauthausen). Deceduto il 26 marzo 1944 a Mauthausen
  6. ANTONIO VITALI, nato il giorno 1 o il 16 marzo 1899 a Milano, era membro della Commissione interna della Franco Tosi. Arrestato a Legnano, venne avviato verso il campo di transito di Fossoli (Carpi), arrivando a Mauthausen l’11 marzo 1944. Primo numero di matricola 57474; classificato con la categoria Schutz. Mestiere dichiarato: meccanico. Fu trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 9 marzo 1945 a Gusen
  7. PAOLO CATTANEO, nato il 25 agosto 1909 a Legnano, era membro della Commissione interna della Franco Tosi. Arrestato a Legnano, venne avviato verso il campo di transito di Fossoli (Carpi), giungendo a Mauthausen l’11 marzo 1944. Primo numero di matricola 57033; classificato con la categoria Schutz. Mestiere dichiarato: tornitore. Fu trasferito a Gusen (Mauthausen). Sopravvissuto, venne liberato dagli Americani il 5 maggio 1945 mentre era a Mauthausen, morì suicida
  8. ALBERTO GIULIANI, nato nel 1910, perito tecnico alla Franco Tosi, fu inviato nel lager con un altro mezzo rispetto ai suoi compagni. Deceduto il 6 febbraio 1945
  9. NATALE MORANDI, Membro di primo piano della Commissione interna della ditta Tosi. Sopravvissuto

DEPORTATI DELLA TOSI

Per comprendere fino in fondo cosa accadde realmente quel giorno del 5 gennaio 1944 abbiamo letto la testimonianza di Candido Poli, superstite di Mauthausen.

«Ho iniziato a lavorare nella Franco Tosi nel 1938. Nella Resistenza sono entrato nel 1943, dopo l’8 settembre. Allora lavoravo come montatore nei cantieri di Castellammare di Stabia, quasi sempre a bordo di navi da guerra. Dopo l’armistizio con gli Alleati, per timore di rimanere isolato dai miei chissà fino a quando, scappai al Nord, raggiunsi Legnano e rientrai in fabbrica, dove i vecchi dipendenti, che avevano preso parte alle lotte operaie del 1920-’21, inculcavano, in noi giovani, il loro vecchio antifascismo. Aderii alle formazioni partigiane qui a Legnano, nel mese di ottobre; subito dopo seppi che ero stato segnalato all’SS e per questo motivo dovetti darmi alla macchia. Nel dicembre del 1943 fuggii in montagna».

Da quanto sappiamo, gli scioperi del gennaio del 1944, di carattere politico, erano cominciati già nel novembre del ’43, quando le forze antifasciste di fabbrica avevano presentato due richieste economiche alla direzione della Tosi: la prima che il salario venisse adeguato a quello in uso nelle fabbriche milanesi, con un aumento pari al 5%, mentre la seconda riguardava l’abolizione della differenza di trattamento tra operai e impiegati nei pasti che si consumavano in mensa: i primi avevano diritto a un solo piatto (minestra o pastasciutta), gli impiegati anche a un secondo. Inizialmente la Direzione promise di arrivare ad un accordo, ma dopo quasi due mesi di nulla di fatto, quando la mattina di quel famoso 5 gennaio i rappresentanti della Commissione interna si presentarono per definire l’accordo, il Direttore del personale affermò che non sarebbero state accolte le rivendicazioni degli operai. A questo punto il Direttore venne portato a forza nella fonderia, dove venne picchiato a sangue, rischiando la vita. Intervennero in suo soccorso proprio quei dipendenti che erano considerati più comunisti, ma erano anche i più preparati politicamente e fermarono i rivoltosi dichiarando che con la violenza avrebbero causato solo maggior problemi. In quella situazione il rappresentante delle SS, che dal 1943 aveva un ufficio nell’azienda, chiese l’intervento della milizia repubblichina; i militari accorsi furono disarmati dalle maestranze e cacciati. Allora furono chiamati ad intervenire le SS di Milano, che arrivarono verso l’una di pomeriggio, proprio mentre gli operai stavano festeggiando la felice conclusione delle trattative con la Direzione dell’azienda. I Tedeschi, dopo aver sparato in aria diversi colpi di fucile per riportare la calma, scelsero a caso settantasei lavoratori che vennero portati nel carcere di San Vittore. Dopo quindici giorni di reclusione, li liberarono tutti, tranne nove, che vennero deportati nei lager.

In quello stesso giorno e in quello successivo analoghe azioni furono effettuate nello stabilimento della Metalmeccanica, alla Manifattura di Legnano, alla Società Industrie Elettriche.
Dopo l’iniziale sgomento, operai e impiegati della Tosi organizzarono l’attività di ribellione con maggior slancio, attraverso una resistenza passiva: rallentarono la produzione bellica, mentre realizzarono clandestinamente baionette, chiodi a tre punte per bloccare gli automezzi tedeschi, barre di deviamento per far deragliare le tradotte tedesche e i convogli carichi di armi. Terminato il lavoro, si trovavano a piccoli gruppi nei bar, soprattutto in un circolo situato oltrestazione, dove mettevano a punto i piani per le numerose azioni. Spesso si disponevano all’uscita di altri stabilimenti legnanesi e lanciavano volantini ai lavoratori per incitarli a combattere contro l’oppressore.

Ecco l’elenco di tutti gli arrestati dai fascisti e deportati in Austria e in Germania dai nazisti:

  • Giuseppe Bosani, nato il 19 gennaio 1910 a Legnano. Lavoratore presso l’Alfa Romeo. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61575; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato tornitore. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 14 maggio 1945 a Mauthausen
  • Ambrogio Carlo Bossi, nato il 7 dicembre o il 30 novembre 1902 a Crenna, frazione di Gallarate. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61577; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato aggiustatore. È trasferito a Gusen (Mauthausen). È trasferito ad Auschwitz. È trasferito a Mauthausen il 29 gennaio 1945, numero di matricola 123696. Deceduto il 30 marzo 1945 a Mauthausen (Gusen)
  • Rino Cassani, nato il 28 ottobre 1912 a Legnano. Lavoratore alla Emilio Bozzi Arrestato a Legnano nel marzo 1944. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61600; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato meccanico ciclista. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 26 aprile 1945 a Gusen
  • Giuseppe o Giovanni Ciampini, nato il 9 settembre 1892 a Busto Arsizio. Padre di dieci figli, abitante in via Garibaldi 4. Lavoratore presso la Ercole Comerio di Via Gaeta a Legnano. Arrestato a Legnano il 18 marzo 1944. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61608; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato tornitore. È trasferito a Gusen (Mauthausen). È trasferito a Mauthausen. Deceduto il 25 marzo 1945 a Mauthausen
  • Carlo Giovanni Ciapparelli, nato il 7 aprile 1902 a Legnano. Operaio alla Franco Tosi. Arrestato a Legnano 14 marzo 1944. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61609; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato tornitore. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 26 maggio del 1945 a Gusen
  • Giovanni De Tomasi, nato il 21 agosto 1912 a Busto Arsizio. Lavoratore presso la Ercole Comerio di Via Gaeta a Legnano. Arrestato a Legnano il 18 marzo 1944. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61763; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato operaio meccanico. Immatricolato a Mauthausen è trasferito a Brux, sottocampo di Flossenbuerg (oggi Most, nella regione dei Sudeti appartenente alla Repubblica Ceca). È trasferito a Gusen (Mauthausen). È trasferito a Mauthausen. Deceduto il 17 marzo 1945 a Mauthausen
  • Corrado Galliani, nato il 6 ottobre 1908 a Canda (RO). Impiegato alla tessitura Agosti, domiciliato a San Vittore Olona. Prelevato dalle Brigate Nere nel marzo del ’44. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38). Primo numero di matricola 61650; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato contabile. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 4 maggio 1945 a Gusen
  • Astorre Landoni, nato l’11 febbraio 1909 o l’11 febbraio 1902 a Legnano. Arrestato a Legnano il 3 marzo del 1944. Inviato in Germania con il convoglio n. 32 assieme ai deportati Tosi. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Primo numero di matricola 57204; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato disegnatore tecnico. È trasferito ad Ebensee (Mauthausen). Deceduto il 7 marzo 1945 a Gusen (Mauthausen)
  • Mario Pomini, nato il 12 settembre 1907 a Legnano. Operaio della Emilio Bozzi. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944. Primo numero di matricola 61725. Mestiere dichiarato arrotino. È trasferito a Passau II (Mauthausen). È trasferito a Zschachwtz (Flossenbuerg) il 4 novembre 1944 dove arriva il 7 novembre 1944, numero di matricola 35529. A Mauthausen e Sachsenhausen è classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Sopravvissuto
  • Giuseppe Ranzani, nato il 27 maggio 1900 a Castellanza. Arrestato a Legnano nel marzo 1944. Operaio della Pensotti. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944. Primo numero di matricola 61731; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato tornitore. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 23 aprile 1945 a Gusen
  • Eugenio Verga, nato il 12 aprile 1908 a Legnano. Arrestato a Legnano il 18 marzo 1944. Giunge a Muathausen l’8 aprile 1944. Primo numero di matricola 61776; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato installatore elettrotecnico. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 26 maggio 1945 a Mauthausen (Gusen)
  • Davide Zanin, nato il 30 settembre 1899 a Cordenons (UD). Arrestato a Legnano nel marzo 1944. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944. Primo numero di matricola 61784; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato operaio. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto l’11 ottobre 1944 a Gusen
  • Arrestati e deportati in altri contesti:

    Don Mauro Bonzi, nato il 15 gennaio 1904 a Legnano. Arrestato a Legnano. Giunge a Dachau il 9 ottobre 1944. Primo numero di matricola 113150; classificato con la categoria Schutz Geisticher. Liberato a Dachau dagli americani il 29 aprile del 1945
    Nando Filetti, nato il 26 o il 27 febbraio 1918 a Legnano. Giunge a Dachau il 22 settembre 1943. Primo numero di matricola 53953; classificato con la categoria Schutzhaftlinge. Mestiere dichiarato: inserviente e cameriere. È trasferito a Buchenwald il 30 ottobre 1943, numero di matricola 35193. È trasferito a Dora Mittelbau il 22 settembre 1944 dove arriva il 24 settembre 1944, numero di matricola 35193. E’ classificato con la categoria Pol (Politico) sia a Buchenwald sia a Dora. Deceduto a Brux, sottocampo di Flossenbuerg, il 21 luglio 1944 (oggi Most, nella regione dei Sudeti appartenente alla Repubblica Ceca)
    Pietro Gobbo, nato a Legnano nel 1905. Arrestato a Torino. Giunge a Mauthausen l’11 marzo 1944. Primo numero di matricola 57188; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato tornitore. È trasferito a Gusen (Mauthausen). Deceduto il 28 marzo 1945 a Gusen
    Luigi Mazza, nato il 24 novembre 1920 a Legnano. Arrestato a Milano il 5 novembre 1944. Giunge a Mauthausen il 21 novembre 1944. Primo numero di matricola 110322; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato radiotecnico. Deceduto il 25 marzo 1945 a Mauthausen (Gusen)
    Gianfelice Moro, nato il 9 ottobre 1922 a Legnano. Partigiano è arrestato a Legnano. Giunge a Mauthausen il 13 marzo 1944. Primo numero di matricola 57603; classificato con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Mestiere dichiarato studente di chimica. È trasferito a Ebensee (Mauthausen). Deceduto il 2 febbraio 1945 a Ebensee
    Candido Poli, nato nel 1923 a Legnano. Operaio alla Franco Tosi, membro attivo della Resistenza all’interno dell’azienda, si dà alla latitanza nel dicembre del 1943 per evitare un possibile arresto. Raggiunge le formazioni partigiane del comandante Giovanni Marcora (Albertino). È arrestato a Busto Arsizio il 4 gennaio 1944 mentre stava per prelevare un carico di armi. Grazie alla mediazione del cardinale di Milano Ildefonso Schuster evita la fucilazione perché nel momento dell’arresto era armato. È deportato a Mauthausen. Dopo una iniziale quarantena è deportato a Dachau e poi nel sottocampo di Bernau. È liberato dagli americani il 29 aprile del 1945
    Carlo Venegoni, nato a Legnano il 7 maggio 1902. Al Congresso di Livorno del gennaio 1921 si schierò a favore della scissione comunista, divenendo in breve tempo uno dei più attivi dirigenti del nuovo partito in tutto l’Alto Milanese. Nel 1924 fu inviato a Mosca come membro italiano della delegazione italiana al V Congresso dell’Internazionale comunista. Dopo la promulgazione delle Leggi eccezionali fasciste del 1926 lasciò Legnano per riorganizzare clandestinamente a Torino la Confederazione Generale del Lavoro. Arrestato nell’ambito di questa attività, fu condannato dal Tribunale Speciale a dieci anni di reclusione. Nel settembre del 1944 Carlo fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Bolzano, da dove riuscì ad evadere un mese dopo, per recarsi subito dopo a dirigere le SAP a Genova-centro. Nell’immediato dopoguerra ricoprì importanti incarichi nella CGIL e nella Federazione comunista di Milano
    In alto, da sinistra: Rino Cassani, Giuseppe Ciampini. Al centro: Carlo Ciapparelli. In basso da sinistra: Astorre Landone, Giuseppe Filetti
    Dall’alto, in senso orario: Luigi Mazza, Eugenio Verga, Davide Zanin

    CONCLUSIONI

    Poi venne finalmente il 25 aprile 1945: nei giorni della Liberazione aveva cominciato a prendere forma il nuovo Stato italiano e soprattutto il nuovo governo, che avrebbe avuto il compito di ricostruire il Paese sulle ceneri della guerra.
    Il significato della Resistenza, dunque, non fu solo militare, e in questo si può scorgere la sua attualità. Durante i mesi di lotta, infatti, crebbe nella popolazione la maturità politica che portò alla fondazione della nuova Repubblica e ridonò agli Italiani la fiducia in se stessi, rendendoli protagonisti del proprio destino e facendo nascere in loro la consapevolezza di uomini liberi, capaci di dare la vita per un grande ideale.

    I valori di libertà e di democrazia, l’amore per la patria, avevano sconfitto uno dei periodi più bui della storia italiana.
    Ogni anno, a partire dal 1946, il 5 gennaio nei capannoni della Franco Tosi Meccanica viene ricordato con una solenne cerimonia il tragico episodio che ebbe luogo nel 1944.

    In conclusione riportiamo le significative e sempre attuali parole pronunciate dalla partigiana Piera Pattani durante una di queste rievocazioni:
    “Ai giovani dico prima di tutto di essere fermi e solidali nelle cose. Se hai un’idea, qualunque sia, portala avanti con fedeltà, ma con onestà la devi portare avanti, come l’abbiamo portata avanti noi.”

    BIBLIOGRAFIA

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    • L. Borgomaneri, Due inverni un’estate e la rossa primavera, ed. Franco Angeli 1995
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    • Pubblicazione Franco Tosi Meccanica, anno 2016
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    • R. Chitarrini, V. Porta, A. Tancredi, S. Tresin, I nodi del tempo,vol. 3^, ed. Lattes, Torino 2014
    da “Quelli della Tosi”
    SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO “F. TOSI” – LEGNANO
    Anno scolastico 2018/2019
    CLASSE 3^D
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